Un giorno ti svegli di buono umore, sei giovane, hai tutta la vita davanti. Pensi: chi se ne fotte di tutti, di tutte, chi se ne fotte. Poi la giornata scorre liscia, magnifica, dei cazzo di binari, perché ti va veramente tutto bene e sorridi, sorridi che è un piacere. E' perfetto, voglio che la mia vita duri per sempre e voglio mostrare al mondo che sono degli stupidi, tutti, piccola gente, davvero. Apro verso le cinque l'armadietto dei liquori in cerca di un porto e ci trovo solo del Sand
eman. Ed ecco l'occasione per dimostrare quanto è semplice la vita. Mi vesto, riempo il portafoglio dalla cassaforte, prendo la macchina, ci butto dentro il navigatore e parto. Al primo autogrill panino e guardo il tizio dietro il bancone dall'alto in basso: te non sai cosa sto facendo. Scrivere sul navigatore “Porto, Portogallo” è poi un orgasmo, cazzo, tutto perfetto: tre giorni di viaggio andata e tre giorni ritorno. “E' un po' che non ti si vede” “Eh sì, sai, avevo voglia di un buon bicchiere di porto e sono andato in Portogallo”. La vita potrebbe anche finire qui. Ma per il signor M., abbiamo ormai imparato, c'è il dopo. A volte gli sembrava di essere una di quelle commedie Hollywoodiane con un primo tempo tutto battute e gag brillanti e un secondo tempo pieno di noia, moralismi, trama già vista e finale da spararsi nei coglioni. C'è il secondo tempo, quello delle tre casse di Rozes caricate in macchina e tenute ad invecchiare per vent'anni. “Così quando avrò ospiti di riguardo saprò cosa offrire loro”. Era vent'anni fa, il maggiordomo sorrideva felice e sembrava che tutto potesse andare nel modo migliore. Vent'anni... Erano tutti giovani, tutti futuri poeti. Il signor M leggeva Rimbaud, Matteo era nato da poco e quel signore che gli sta puntando la pistola alla nuca si diplomava con il massimo dei voti in legge. Ora, ora è sufficiente recarsi in cantina, tirare un'occhiata a quelle due casse, ancora chiuse, ancora, mai sistemate negli scaffali, e quelle bottiglie, quella polvere...
- E' il richiamo della polvere. Non ci può fare niente, ci chiama e un giorno lei deciderà di seguirlo. Nel mentre può smettere di tremare, sta rovesciando il porto-
-Oh, mi scusi, è molto buono, io...-
-Lasci stare. Mi dica piuttosto dove si nasconde-
Ingente quantità di denaro...Genova...tunica...buffo, chiacchiere.
-Ma lo vada ad eliminare, lo faccia lei, io non me la sento, in quella città
ho fin troppi ricordi. Verrà ricompensato a dovere, a tempo debito, a lavoro fatto, più in là. Quando Jack sarà morto lei avrà i suoi soldi-
-Ma io...veramente...io...-
-Lei?-
-Io non posso...-
-Non è mia abitudine far svolgere il lavoro ad altri, come lei forse saprà. Provo un certo piacere nel tagliare la gola a chi parla troppo. Mi piace proprio, sa? Godo. Mi viene così duro che poi mi devo masturbare davanti al corpo morente del malcapitato. Faccio una piccola incisione al centro, nella trachea, e il sangue esce lentamente. Ha mai visto una persona con le corde vocali recise provare ad urlare per chiedere disperatamente aiuto? E' uno spettacolo, glielo assicuro. “Ghhhh! Ghhhh!” Urla bastardo! Chiedimi di smetterla! Chiedimi perdono! Urla! “Ghhhh! Ghhhh!”. Ah ah ah ah! Senza la voce un uomo non è niente. Si è mai chiesto perché soffriamo nell'ascoltare il lamento di un uccellino ferito e non proviamo nessun moto di compassione nel vedere un pesce squartato vivo? Senza la voce una donna non è più niente!”-
Cade il bicchiere dalle mani tremolanti del suo interlocutore. I vetri schizzano in tutte le direzioni e una macchia di porto si allarga sul tappeto rotondo sotto i loro piedi.
-Mi dia una cassa del vostro miglior porto. Anzi, facciamo due. No, al diavolo, me ne dia tre. Oggi è una gran giornata e voglio che venga ricordata a lungo.-