Di tutte le vicissitudini che mi sono fin'ora capitate questa è di gran lunga la più assurda ed improbabile. Poco tempo fa, mentre mi districavo tra pensieri sul copyright e sull'editoria, suonarono alla porta della mia umile casetta. L'inatteso visitatore si rivelò essere un vecchio monaco amanuense venuto a passare i suoi ultimi inverni presso di me. Colto alla sprovvista non seppi come obiettare a tale pretesa e di lì a poco tempo le mie stanze si riempirono di curvi monaci scriventi. Ora, sebbene io abbia consapevolezza che queste austere figure probabilmente non siano altro che un parto della mia mente, tuttavia mi riterrei ugualmente sgarbato a suggerire loro di tornare nella loro non esistenza. Perciò mi ritrovo, miei cari amici, nella spiacevole situazione di chi per vedere la TV sul divano la sera deve concordare il programma con un'intero monastero.

martedì 25 settembre 2007

Un primo approccio

Questa mattina mentre ero in coda per il bagno ho deciso di azzardare un contatto con i miei ospiti. Non so cosa mi abbia spinto; forse è stato lo sconforto quando ho visto che la coda girava anche dentro la cucina, forse la deprivazione di sonno causata dal concerto dell'orchestra russante questa notte o forse più semplicemente in quel momento mi sentivo più legato a loro. Sì, dev'essere stato questo il motivo. Quando si è in coda si è tutti amici, tutti fratelli uniti da un destino ingiusto che ha dato ad altri ciò che ha te non è concesso. "Perché quello dentro può avere water, lavandini, bidè, vasche, mentre noi qua abbiamo solo un rotolo di carta igienica ogni cinque?" chiedo alla nuca del monaco davanti a me. "Ogni cinque, amico, hai capito? Quando ci faremo sentire? Noi qua siamo tanti, lui è uno solo. Sapete cosa vi dico? E' giunto il momento che si invertano i ruoli. Lui qua fuori e noi là dentro a goderci la vescica vuota. Dico bene? Dai! Su! Dico bene?". Non ottenni risposta. Il monaco davanti a me fece un passo in avanti e quello dietro di me aspettò tranquillamente che io facessi il mio. Poi pian piano, passo dopo passo, riuscii nel primo pomeriggio ad andare in bagno. La strada riformista col tempo ha portato i suoi frutti, non lo nego, ma mi chiedo: non si poteva proprio evitare che me la facessi addosso?
Nel pomeriggio un monaco mi diede questa sua trascrizione:

Regola di S. Benedetto

Capitolo VI - L'amore del silenzio: "Facciamo come dice il profeta: "Ho detto: custodirò le mie vie per non peccare con la lingua; ho posto un freno sulla mia bocca, non ho parlato, mi sono umiliato e ho taciuto anche su cose buone". Se con queste parole egli dimostra che per amore del silenzio bisogna rinunciare anche ai discorsi buoni, quanto più è necessario troncare quelli sconvenienti in vista della pena riserbata al peccato!... Se infatti parlare e insegnare é compito del maestro, il dovere del discepolo è di tacere e ascoltare."

Temo di aver sbagliato approccio...dovrò cambiare strategia.
Si accettano suggerimenti.

18 commenti:

sushi john ha detto...

custodisco le mie vie e nn scrivo nessun commento...

Io Matteo ha detto...

Molto benedettino, poco rivoluzionario. Ma d'altronde si sa che il sushi john è interessato all'oppressione dei popoli solo quando è seduto a tavola ;)

Anonimo ha detto...

Se tutti usassero il silenzio per comunicare, potremmo essere in una bottiglia vuota, dove la vita verrebbe versata oltre l'apparenza, l'inganno. Il bicchiere diverrebbe colmo di verità, e berlo sarebbe immenso, perché la vetta, dove l'amore si congiunge con la fratellanza, l'avremmo raggiunta. Una strada sarà l'orizzonte, solo i puri di cuore potranno percorrerla.

Anonimo ha detto...

Cari amici di Italia, io in Kamchachka caminai di strade di ghiacio dove unica paura è restare in notte quando fiato ti congela davanti viso e tu non vede altro che tua lanterna e senti passi tue gambe nela neve. In questo paesagio noi di nostro paese usiamo tenere case aperte per viandanti che cercano di luogo dove dormire e stare caldo.
Io dire a te, Mattew caro amico mio, puoi dire a tuoi alacri monaci di fare altro bagno in tua casa. Questo conduce te a due vie:
1. se essi sono veri, ti costruirano bagno!
2. Se esi sono fruto tua mente, probabilmente farai bisogni tuoi in vaso di pianta!
ma l'importante è finale, così come importante per viagiatore arivare in luogo senza morire congelato in neve. Con questo io vi ho saluta!

sushi john ha detto...

nemo un reltà è il nick di kundera?

Anonimo ha detto...

Io sono nessuno! Tu chi sei?
Sei nessuno anche tu?
Allora siamo in due!
Non dirlo! Potrebbero spargere la voce!

Che grande peso essere qualcuno!
Così volgare - come una rana,
che gracida il tuo nome - tutto giugno
ad un pantano in estasi di lei!

Anonimo ha detto...

Caro amico Nessuno, io crede che nessuno sbagliato! Perchè tu toliere peso di responsabilità? Perchè tu volere, come dire di tua linga, nicchilismo? In montagna di Ucraina conobbi dotore di nome Friedrich Huschikonov Bosokovanjsky detto Hugov, che disse me questa frase: gente anziana crede tutto; gente di età di mezzo sospetta tutto; i giovani invecie sanno tutto! Con questa io vi ha saluta e augura grandi cose!

Nemo ha detto...

Nessuno è un nome che afferma la sua consistenza, ma al contempo la nega, perché è Nessuno. La consistenza dell’io, che è nel nome, si associa, infatti, sempre alla sua stessa negazione. E la negazione dell'io potrebbe essere utile, se e quando decidessi di accecare il mio ciclope.

Anonimo ha detto...

Da! non metto dubbio che nome nessuno sia bello nome, perche trovo contradizione di dentro, come dire parola 'niente': se è niente tu non dire, ma pero' hai detto!
Fedor Dostoevskij scrisse un tempo che "verità vera è sempre inverosimile, e per fare questa più credibile tu deve mettere falsità dentro".
questo per me è giusto, tu non sapere tutto di tua verità perchè tu ci mette falso e crei contradiziona. In altro modo tu non sai fino che punto ti piace di chiamarti nessuno! se conoscesi tua verità tutta di questo probabilmente ti spaventaresti. allora gente si sofoca con belle parole e frasi, ma frasi dette spesso hanno significato che resta di superfice! questo ti detto e a te auguro grandi cose e ti ha saluta!

Io Matteo ha detto...

oioioi...mi sono perso...questi monaci non la smettono un attimo di fare silenzio, così non riesco a concentrarmi. Vediamo se ho capito bene. Nemo(benvenuto)è il figlio illegittimo di Kundera. Schiacciato dalla responsabilità di aver dato seguito a tale stirpe ha indossato una maschera di ferro e una pelle di pecora e ha iniziato a farsi chiamare "nessuno". Così facendo egli riesce ad essere se stesso e anche la negazione di sè: cioè un essere perfetto che da qua alla fine del commento venererò. Alexy Yllich Boborsky Zumirhivonov dall'alto della sua saggezza (sempre molto apprezzata) si cava un occhio e si erge a polifemo di turno per non far passare la licenza poetica che libererebbe il buon nemo da grotte, responsabilità o colpe. Una lodevole tempra di spirito, forgiata forse dai lunghi e rigidi inverni della Kamchachka. Riassunto soddisfacente o mi sono perso qualche passaggio? Ma veniamo ai consigli. Nemo propone la comunicazione del silenzio. Ma vi è un linguaggio del silenzio? Sicuramente le pause comunicano, ma non devono essere inserite in un altro linguaggio? Alexy Yllich Boborsky Zumirhivonov suggerisce di mettere alla prova i miei coinquilini, ma chi mi dice che il frutto della prova non sarà anch'esso un parto della mia mente? Ovvero, quando mi recherò nella nuova depandance bagno starò urinando in un water o fuori dal terrazzo? Un mio piccolo disunderstanding mentale potrebbe rovinare la giornata di più di un passante. Mirabili cose a voi tutti.

Anonimo ha detto...

Ah! amico Mattew! finalmente tu entrare in discussione che diventata.. come dite di tua lingua, ..oziosa? Riasunto tu hai fatto è acurato percio' non scrivero di questo.
Mi preocupa invece tuoi abitanti di tua casa! questo è grande cosa che sucesso, ma forse puoi ancora giocara di astuzia! Tu fare costruire bagno a loro e poi dire loro di usare quel bagno, tu invecie usi tuo bagno di tua casa come sempre fatto. Così forse evita disunderstanding perchè non tagli fluso ricordo di uso di tuo bagno di prima che monaci arivano a casa tua e di dopo arivati.
Dimi tu cosa pensa di questo. Nel tempo ti augura grandi cose e ti ha saluti!

Nemo ha detto...

Caro Matteo, grazie per il gentile benvenuto che mi hai riservato. Come già detto dal vecchio saggio Alexy Yllich Boborsky Zumirhivonov, il riassunto da te compilato è accurato. Rispondo, quindi, alla questione da te postami riguardo al linguaggio del silenzio.

Il silenzio trova significato solo in relazione con la Parola e questa col Silenzio. E' il Silenzio che illumina la Parola e viceversa. E' l'essere io che permette al non-io di essere. Il Silenzio è assieme sfera umana e sfera spiri­tuale, connesse dal legame del potere. Chi conosce il potere della Parola ha ben presente il potere del Silenzio. La Parola è, quindi, potere perché può essere detta o negata da chi possiede il potere di usarla.

Il saggio muratore Lòlìndìn Mìnyatùr dice:
Il Silenzio
è inizio del tempo che crea il tempo,
è il vuoto creatore del cosmo,
è il canto silente del primo istante eterno,
è il tempo delle parole indicibili,
è la fonte zampillante della Parola,
è lo spazio del pensiero ardente e sanguinante,
è il primo osare umano,
è il passo del pellegrino volto ad oriente,
è la rete di linee di erranza,
è la mappa delle epopee,
è la memoria della pietra.

Saluti cordiali a tutta la comunità.

Io Matteo ha detto...

Ottimo suggerimento di Alexy Yllich Boborsky Zumirhivonov, davvero. Domani proverò a metterlo in pratica e vi saprò dire appena possibile come è andata.
Per quanto riguarda il silenzio nemo ha probabilmente ragione. Non è possibile una comunicazione del silenzio così come non è possibile usare la parola senza il silenzio. Se compongo un pezzo musicale usando solamente le pause (qui sushi john sicuramente mi coglie la citazione)la mia opera ha senso solamente in relazione a tutto ciò di sonoro che è stato composto prima; così come i minuti di buio e silenzio prima di un film devono essere letti alla luce dell'intero film che li seguirà. Non sarà con il silenzio stesso allora, correggetemi se sbaglio, che potrò comunicare con chi ha fatto voto di silenzio, poiché tra me e loro non vi è stato un prima (e mi auguro non ci sia neanche un dopo)di parola a cui far riferimento. Mmmh...silenzio e parola...nemo e non-nemo...questa conversazione è sempre più amletica; penso che aprirò un non-blog.

Anonimo ha detto...

Da.... pensare di contraposto di silenzio e parola, è interisante, cosi' compore musica solo di pause o schermo di buio prima di inizio film sonoro. Ma io propore te conceto ancora più belo. Tu pense a intero universo! Una stela, supernuova, esplode, migliardi di migliardi di tonelate di materia esplulse a velocità inimaginabile nello spazio atorno, pianeti grandi come nostro Giove distruti da grande onda di urto... epure questa catastrofe inimaginabile aviene in silenzio... perchè nel vuoto di spazio cosmico suono non si propaga! Tu pero' hai possedere informaziona di cio' che suceso...
Alora, forse non sempre silenzio è giusto contraposto a parola. Parola veicola informaziona e ha trova sua negazione in parola oposta di significata codificata oposta. Secondo questo pensiera, dovremo cercare oposti a livelo di significato di parola. A questo livelo, silenzio diviene alora non asenza di parola, ma asenza di suono alcuni! E in questo livelo ancora in musica forse giusto contrapore melòdia a non melòdia.
Ritornanda a tuoi ospiti, in efeti, se tu guardi bene monaci che afolano tua casa vedrai che loro tra loro comunicano. Il silenzio per loro è oposto di rumora, di suona!
Comunque belo così parlare, sono contento di questo. Vi saluta alora e ha augùro tante altre cose grandi!

sushi john ha detto...

ho colto, sai che sono còlto.

Anonimo ha detto...

Sushi John! io stato per tre anni su costa in Victoria Island, nei Northwest Territories di Canada. Tu vede dove, se hai mappa con te.
Là conobbi pesce che si chiamava come tuo nome, adeso io crede lui morto, passato tanto tempo da quando non pìu visto..

Io Matteo ha detto...

In effetti uno sguardo più ampio dovrebbe opporre il silenzio al suono, su questo hai perfettamene ragione, ma la mia contrapposizione si poneva semplicemente ad un livello di comunicazione tra persone. Qui il suono si fa parola (con intonazione e tutti i suoi attributi). A proposito mi viene in soccorso il Palomar di Calvino nel "Del mordersi la lingua":
"[...] Infatti, anche il silenzio può essere considerato un discorso, in quanto rifiuto dell'uso che altri fanno della parola; ma il senso di questo silenzio-discorso sta nelle sue interruzioni, cioè in ciò che di tanto in tanto si dice e che dà un senso a ciò che si tace [...]"
I miei omaggi a Calvino, Alexy Yllich Boborsky Zumirhivonov e a voi del blog tutto. E un invito ad alternare il silenzio di molti alle parole che gli darebbero senso.

Anonimo ha detto...

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