Di tutte le vicissitudini che mi sono fin'ora capitate questa è di gran lunga la più assurda ed improbabile. Poco tempo fa, mentre mi districavo tra pensieri sul copyright e sull'editoria, suonarono alla porta della mia umile casetta. L'inatteso visitatore si rivelò essere un vecchio monaco amanuense venuto a passare i suoi ultimi inverni presso di me. Colto alla sprovvista non seppi come obiettare a tale pretesa e di lì a poco tempo le mie stanze si riempirono di curvi monaci scriventi. Ora, sebbene io abbia consapevolezza che queste austere figure probabilmente non siano altro che un parto della mia mente, tuttavia mi riterrei ugualmente sgarbato a suggerire loro di tornare nella loro non esistenza. Perciò mi ritrovo, miei cari amici, nella spiacevole situazione di chi per vedere la TV sul divano la sera deve concordare il programma con un'intero monastero.

lunedì 5 novembre 2007

Del perdere l'identità: il risveglio di J.

Raccontami di lui.
Dimmi perché hai aspettato tutto questo tempo.
Ma non potrei capire, il tuo sguardo non lo conosco.

-Tieni questa fede, portargliela. Digli che fra quarantotto ore me ne andrò e non mi rivedrà mai più; lo so, non è la prima volta che faccio questa promessa, ma sarà l'ultima.

Siete sposati. E non da tanto, leggo sulla fede.
Alla fine ce l'aveva fatta. Quell'interminabile notte era finita.
Non era stato semplice lasciare le sicurezze del giorno, non può esserlo mai. Come si fa ad abbandonare tutto ciò che si sa di sé per tuffarsi nell'ignoto del sogno? Ogni volta che chiudiamo gli occhi con un certo timore preghiamo Dio, o chi per Lui, di far risvegliare nel letto la stessa persona che si è addormentata. La paura del buio che avevamo da bambini non è mai passata. Accendiamo più luci possibili e preghiamo che di notte non si spengano, perché sappiamo che lì dove arriva la nostra scienza non si può nascondere il mostro che ci condurrà alla morte. È per questo che accumuliamo i piccoli tasselli della nostra identità come i libri sui scaffali o i pezzi di arredamento della nostra casetta ideale. Li difendiamo. Sono gli orsacchiotti che la notte combattono contro l'uomo nero, contro l'ignoto. Il comunismo ci dice di non essere nessuno, la proprietà privata di essere sempre gli stessi. Sogno una terza via che suggerisca il possesso e la perdita. Essere troppo affezionati alla nascita biologica è da stupidi. Portarsi in giro un fardello pluridecennale da masochisti. Sono sicuro che se un giorno riuscissi a dimenticarmi troverei il coraggio di dire a Susan che Jack è un debole, uno che ha lasciato perdere, che non ha retto la tensione di vivere liberamente. Quel giorno mi proporrei io al suo posto dicendole che mi merita, che finalmente mi ha trovato. Ma se questi monaci sono un sogno, allora io mi sono appena addormentato. Il risveglio è lontano.

Passeggio la notte in strade vene del mio corpo, mischio il mio sangue con l’uomo che abita questo silenzio per poter urlare: un’imprecazione è quel tanto che basta per concedermi un perdono, mi accetterò?
Passeggio la notte e nessuno mi è più estraneo, nel silenzio gli altri han la mia voce.

Solo il tempo di un ultimo saluto.

-Siamo giunti alla solitudine, cara, qua ci dividiamo. L’appuntamento è fissato a domani mattina ma nessuno di noi ci pensi troppo. Chi di noi riuscirà a svegliarsi senza odiarsi? Domani saremo estranei, neanche ti incontrerò-
-Non andare. Non lasciarmi. Tutto ciò che non sei stato, caro, questa notte ancora non sarai-
-Bestemmierò-
-Non ti basterà, in troppi e per troppo tempo l’han già fatto, non ti basterà-
-Ucciderò-
-Non ti servirà, urleranno solo più forte mentre li massacrerai, non ti servirà-
-In fondo, cara, tutto ciò che non sono stato non ho mai voluto essere-
-Sì, è vero, e di ciò mai riuscirai a perdonarti-

Il rumore della giornata scompare se lo si riascolta di notte, il ricordo ha esperienza, non si lascia distrarre, ogni parola pronunciata ora è un fastidioso eco.

Alla fine del viale mi ferma un uomo con un braccio teso, il palmo aperto contiene due occhi, l’uomo è cieco.
-Erano diversi- mi dice -in quello di destra la palpebra pendeva maggiormente, ho dovuto farlo-
L’uomo domani mattina sarà un mendicante, io ne avrò compassione e gli farò l’elemosina, l’uomo mi ringrazierà, mi raccomanderà a Dio e lo benedirà, ma Dio qua non c’entra proprio niente schifoso mendicante, i soldi te li sto dando io, io ti sto salvando dalla fame, non lui.

Il mendicante sparisce e al suo posto compare la mia cara, rossovestita, bellissima.
Mi parla: -Girando a sinistra, percorrendo cento metri, sulla destra c’è una casa con una lanterna rossa appesa ad ogni finestra, se vuoi conforto vai lì-
-E te?-
- Io andrò in chiesa a pregare perché il mio uomo ritorni da me-
Dio non mi terrà lontano da quella casa.
Giro a sinistra, percorro cento metri, sulla destra entro in una casa con una lanterna rossa appesa ad ogni finestra. Dopo due passi mi ferma un uomo, la sua mano sul mio petto:
-Ruba qualcosa e sentirai un’ebbrezza al momento del furto per la coscienza della tua vigliaccheria; non sarà l’atto vile che amerai, ma la coscienza tormentosa della tua bassezza-
-Demonio, vai via! Lasciami entrare!-
-E perché dovrei?-
-Ho dei soldi, guarda, ho ancora un sacco di soldi-
-E lei, quando avrai perso tutto ciò che hai ti amerà ancora?-
-Lei non ama i miei soldi-
-Ah! Entra e lo scoprirai-
L’uomo ride, l’uomo non sa che lei sta pregando per me, l’uomo però sembra sapere cosa di me lei ama, io entrerò e magari lo scoprirò.

Corpi nudi intorno a me si aggrovigliano ritmicamente, lei, Susan, mi tende le braccia di un corpo così nudo da non poter accettare, da voler spogliare. Non può essere tutto qua. La bocca è leggermente aperta in un volto altrimenti vuoto. La passione, la passione mi fa lentamente scivolare in un passivo consenso al suo desiderio, in un ritmo che sa di morte, in una ripetizione che sa di mancanza, di promesse infrante. Agire mi disgusta, ma l’inerzia è ipnotica e non sono goffo, esitante e maldestro come al solito, sono predatore e potente, sono un animale. Cerco Susan nel deserto volto, ma in lei vedo una cadenzata e bestiale metamorfosi, il nostro amore ha i lineamenti del mostro, rimane solo da decidere chi di noi faccia da specchio all’altro. Non posso accettarlo, dovrò ucciderla al termine della sua trasformazione. Ormai mi è tutto chiaro, solo così lei sarà punita, sacrificata e io diventerò peccatore, il più basso degli uomini, solo così dolci tenebre mi avvolgeranno e proteggeranno per tutta la vita. Rinnegato, all’ombra di Dio, rinascerò dal fondo. Rivoglio il mio peccato originale, la sicurezza di un posto prenotato in uno dei tanti gironi infernali; questo è il mio battesimo al contrario.

Ma esito.

Esito.

-Cosa aspetti?- mi incita l’essere deforme che tengo tra le mani.

Cosa aspetto? Forse un angelo che fermi la mano di Abramo nell’atto di sacrificare suo figlio.
Forse una tua risata a ricordarmi quanto sono impacciato.
Cosa aspetto?
Di imparare da te il mio corpo, di sentirlo desiderato, di poter credere che si possa amare l’altro, il diverso.

Aspetto qualcuno a cui gettare questa mia identità perché io non ce la faccio più a proteggerla.

-Susan, per quanto ancora dovremo abbassarci, ridurci alla ricerca di un comune denominatore?-.
-Stupido, per tutto il tempo in cui difenderai quel tuo straccio di identità- risponde sfumando il tutto davanti a me.

Il sole pian piano brucia la cortina di sonno faticosamente eretta, vedo la luce ed è nuovamente la prima volta. Accanto a me lei, la mia cara, Susan. La bacio sulle labbra ancora serrate per cogliere l’ultimo sapore dei suoi sogni. I suoi occhi troppo a lungo celati da gelose palpebre sbocciano a dimostrazione di unicità, è alba anche sul suo viso e rosee colline formano le guance seguendo l’arricciarsi del suo naso. Il mondo tace aspettando che la sua voce inauguri la giornata:
-Chi sei?- mi chiede
-Oggi sono tuo marito-
-Solo oggi?- aggiunge sorridendo con un pizzico di malizia
-Ma no, sai com’è, se Dio vuole per sempre-
-Ssch allora. Fai piano e vedrai che Lui non se ne accorgerà-

20 commenti:

Anonimo ha detto...

quella che va in chiesa a pregare che il suo uomo ritorni... biancovestita... bellissima... sì sì, sono io, io spiccicata.
com'è che le difficoltà mi attirano inevitabilmente nel tempio del Signore, su una panchina in disparte, alla fioca luce di una lampadina lontana, all'ombra di un pulpito di marmo?
è così, sempre, e anche oggi.

Anonimo ha detto...

In un arco di tempo abbastanza lungo, l'indice di sopravvivenza scende a zero.

Deezzle ha detto...

Le cose sono due: o sei un formidabile scrittore, o i peperoni la sera non si devono mangiare (come peraltro è noto da anni). In effetti, rileggendo queste due righe, vedo che le due cose possono benissimo andare d'accordo assieme. Voglio dire, essere un grande scrittore non esclude il mangiare con voracità i peperoni la sera. Comunque sia, davvero un bel delirio.

sushi john ha detto...

extrafigo come al solito! (il fatto che mi identifichi cn il personaggio fa parte delle controindicazioni della tua narrazione?)

sushi john ha detto...

notare la precisione cronometrica del mio commento precedente...

Anonimo ha detto...

Sono il cuore spezzato di Tyler.

Anonimo ha detto...

Caro Mattew, io crede non aver lleto altro di belo in queste lande desolate se no di questo. Io dico che crede tu deve cultivare questo tuo di talento!

Anonimo ha detto...

Interessante il groviglio di corpi di cui sei stato partecipe...la protagonista devo averla già udita nei menadri della mia mente..comunque sono certo che il tuo bestseller darà filo da torcere al mio nuovo grande successo

Filippo il mulo ha detto...

Molto squisito come ormai ci hai abituato. Se sono i peperoni a farti questo effetto, mangiane più spesso. Se vuoi te ne spedisco un pacco di già fatti così non devi perdere tempo a cucinarli.

Io Matteo ha detto...

Oh...grazie a tutti. Strano. Questo testo che avevo scritto un paio di anni fa (quindi non per sushi...anche se a ripensarci...controindicazioni)pur essendo ad ora uno dei miei preferiti non aveva mai incontrato pareri positivi. Bene, bene. Sarà forse merito dell'introduzione che lo ha reso più accessibile oppure è che voi sapete già che il fritto (o i peperoni) prima di andare a dormire non me li faccio mai mancare. A proposito...spedisci filippo...che metto in acconto per il libro ;)

Io Matteo ha detto...

Per l'occasione, Adelaide, potrei anche cambiare il biancovestita con un rossovestita (tributo) ;)
Solitudine, profumo di incenso, luce soffusa: siamo abituati ad esigerle per avvicinarci a Dio (o a noi stessi). Io prima di scrivere per esempio bevo sempre un bicchiere di vino o whiskey (notare la "e" per indicarne la provenienza); non che questo atto possa influire sulla mia produzione (sono cmq più che sobrio), ma senza non mi trovo a mio agio. Il tempio del Signore secondo me è un ottimo luogo dove pensare. Un convento sarebbe ancora meglio. ;)

Io Matteo ha detto...

Ah majaro! Mi hai beccato. Le mie muse abitano i banchi dell'Università, si cibano di programmi televisivi e non sanno cosa vuol dire essere toccate da un uomo. La loro vita è quel gioco che non riesco più a fare. Vivranno e moriranno senza mai essere sfiorate dal mondo. Noi li chiamiamo stupidi, ma sono gli esseri più puri che circolano in questa terra.

Anonimo ha detto...

io l'avrò pure incontrato questo jack nei miei meandri notturni...la notte è un mondo a sè...l'insonnia è tornata, dopo 2 mesi di pace...uffi...mi distrugge i nervi...nelle ultime settimane quel poco che ho dormito, ho sognato più volte che combattevo con una tigre, meno male che vincevo sempre io!
sei un pò baricchiano, te l'avran già detto. noto anche che stavolta ci sono orari più umani... :-)

Anonimo ha detto...

Majaro! ti credivo morto in monti di Urali! avevo avuto nutizia di scontri a fuoco in quele regioni di tua carovàna di liqùòri!

Anonimo ha detto...

Sono andato a letto sempre più presto ogni sera, mi sono svegliato sempre più tardi.
Sono stato Tyler sempre più a lungo.

Anonimo ha detto...

in effetti manuela ha ragione: sei baricchiano, molto più di quanto tu lo fossi nel primo post che ti ho commentato. infatti i miei gusti si stanno allontanando dal tuo stile. tuttavia continua a piacermi quello che scrivi, più di come lo scrivi; e inoltre immagino calvino e baricco non si sarebbero stati simpatici ma si sarebbero stimati vicendevolmente, per cui no problem, per me puoi continuare così. sollevato, neh? =)

Filippo il mulo ha detto...

Più che baricchiano, a me Matteo sembra benniano (quel Benni che non vuole far ridere ma invece è tremendamente serio e drammatico).

Io Matteo ha detto...

Bentornata manuela, sottoporrò subito il tuo sogno alla mia nuova dreamatic: la tigre è un animale molto simile alla pantera. Le "Pantere" sono il tuo passato, tuo e di una tua cara amica...(accidenti, la dreamatic si è incantata nell'immaginarvi a lottare nel fango, tocca riavviare);)

Io Matteo ha detto...

Eh adelaide, non dire che non ti avevo messo in guardia... Forse il mio nick si riferisce proprio alla famosa critica di Luttazzi a Baricco:
"Non lo sopporto proprio! Troppo lezioso. Troppo! Usa le pagine per mettere il proprio IO in mostra. Un IO in posa." Forse no.

Io Matteo ha detto...

Ah Benni, grazie filippo, ma quello è uno che se la cava davvero bene con carta e penna. E per invidia non lo dico quasi mai dei contemporanei...