Di tutte le vicissitudini che mi sono fin'ora capitate questa è di gran lunga la più assurda ed improbabile. Poco tempo fa, mentre mi districavo tra pensieri sul copyright e sull'editoria, suonarono alla porta della mia umile casetta. L'inatteso visitatore si rivelò essere un vecchio monaco amanuense venuto a passare i suoi ultimi inverni presso di me. Colto alla sprovvista non seppi come obiettare a tale pretesa e di lì a poco tempo le mie stanze si riempirono di curvi monaci scriventi. Ora, sebbene io abbia consapevolezza che queste austere figure probabilmente non siano altro che un parto della mia mente, tuttavia mi riterrei ugualmente sgarbato a suggerire loro di tornare nella loro non esistenza. Perciò mi ritrovo, miei cari amici, nella spiacevole situazione di chi per vedere la TV sul divano la sera deve concordare il programma con un'intero monastero.

venerdì 9 novembre 2007

Titolo: Baricco


Svolgimento

Un po' di tempo fa mi capitò tra le mani un'intervista a Pietro Citati. La mia attenzione fu subito catturata dall'ultima domanda: "Qual'è secondo lei attualmente il peggior scrittore?". La risposta fu secca: Baricco. Il critico, per altro noto per la sua mancanza di mezze misure, disse che lo scrittore torinese aveva una pessima prosa, una sintassi spesso scorretta e che dubitava anche della sua conoscenza della lingua. Io molto tempo addietro, quando ancora non era conosciuto da nessuno, consideravo il giovane autore di Castelli di Rabbia e di Oceano Mare un esempio da seguire. Il suo modo di scrivere era fresco e spontaneo, innovativo direi. Non aveva assolutamente l'eleganza degli inglesi o la forza espressiva dei russi, ma lo trovavo molto italiano. Ora di questa mia definizione non ricordo neanche più il motivo e d'altronde ben presto, ben prima dell'intervista a Citati, il mio amore per Baricco si era dissolto. A logorarlo fu certo la sua fama, la mia invidia di scrittore non emerso non mi permette di stimare alcun collega di successo, almeno che non sia morto. Anche il fatto che non mi piacessero un granché i suoi libri poi non ha aiutato. Scritti bene, sì, ma per il resto... Eppure quelle parole di Citati per me erano una pugnalata, non riuscivo a staccare gli occhi dalle righe del giornale. Mi si annebbiava la vista e mi sentivo ritornare sui banchi di scuola. Tra le mani avevo un protocollo con un grande 2 scritto in rosso sulla prima pagina. Quel tema mi era costato quattro ora di sudore, perché non è facile scrivere in maniera comprensibile un flusso di pensiero, perché non è facile fare a meno della punteggiatura. Ma quel tema era costato fatica anche al professore perché non è facile aggiungere tutta la punteggiatura ad un testo scritto per non averla. Si doveva essere sforzato parecchio, il voto ne era una buona testimonianza. Ma perché l'aveva fatto? Glielo chiesi. Gli chiesi perché una scrittura del genere non poteva essere utilizzata in un tema delle superiori.

-Come faccio a correggerti la punteggiatura- mi rispose -se non la metti?-

Il giorno che lessi l'intervista a Pietro Citati mi risentii vicino a Baricco. In fin dei conti bastava un grande 2 scritto in rosso sulla prima pagina a fare di
Barnum un bel libro.

Ora a ricordare il tutto penso che Baricco non sia questo grande sperimentatore, ma che almeno ci provi. Che forse se dobbiamo trovare l'autore che più ci ha insegnato la purificazione dalle regole grammaticali e sintattiche dobbiamo scomodare Kerouac. Che ci sono diversi esempi di scrittura veramente creativa, ma che in generale la letteratura rimane un campo in cui regna la tradizione. Che rimarrò sempre affezionato a Baricco per quello che per me rappresenta. Che tutto sommato non mi sento baricchiano, ma mi fa comunque piacere che altri lo pensino. Che mi fa ancora più piacere l'originale paragone con Benni e che vorrei riuscire a scrivere come lui. Che non lo so ancora fare. Che in realtà punto a far meglio. E altro.

22 commenti:

Anonimo ha detto...

"Per contribuire alla mia immortalità la signora mi consigliò di togliere una virgola dal mio libro. Era la sola cosa che sarebbe passata ai posteri."

(Leo Longanesi)

Anonimo ha detto...

"Uno scrittore deve avere uno stile. Oggi è la cosa principale. Bisogna distruggere tutti i vecchi modi di sentire le cose, di vederle, di dirle."

(G. Stein)

Anonimo ha detto...

"Gli autori più originali non lo sono perché promuovono ciò che è nuovo, ma perché mettono ciò che hanno da dire in un modo tale che sembri che non sia mai stato detto prima."

(Wolfgang Goethe)

Anonimo ha detto...

Nel mio mondo....

Io Matteo ha detto...

Figo. Finalmente frequento una compagnia di "giovani" scrittori.

Anonimo ha detto...

Jack: "Io non conosco mio padre. Insomma, lo conosco, ma se n'è andato via quando avevo sei anni. Ha sposato un'altra donna, ha avuto altri figli. Lo fa ogni sei anni: va in una nuova città e mette su una nuova famiglia."
Tyler: "Il cazzone ha aumentato le filiali! ..Il mio non ha fatto l'università, perciò era essenziale che ci andassi io..."
Jack: "Questa non mi è nuova!"
Tyler: "Così mi lauero, gli faccio un'interurbana e gli dico: papà, e adesso? E lui: trovati un lavoro!"
Jack: "Stessa cosa!"
Tyler: "A venticinque anni faccio la mia telefonata annuale e gli dico: papà, e adesso? E lui: non lo so, vedi di sposarti!"
Jack: "Sì, come a me... non posso sposarmi, ho appena trent'anni!"

sushi john ha detto...

dice Molly: the sun shines for you he said the day we were lying among the rhododendrons on Howth head in the grey tweed suit and his straw hat the day I got him to propose to me yes first I gave him the bit of seedcake out of my mouth and it was leapyear like now yes 16 years ago my God after that long kiss I near lost my breath yes he said I was a flower of the mountain yes so we are flowers all a womans body yes that was one true thing he said in his life and the sun shines for you today yes that was why I liked him because I saw he understood or felt what a woman is and I knew I could always get round him and I gave him all the pleasure I could leading him on till he asked me to say yes and I wouldnt answer first only looked out over the sea and the sky I was thinking of so many things he didnt know of Mulvey and Mr Stanhope and Hester and father and old captain Groves and the sailors playing all birds fly and I say stoop and washing up dishes they called it on the pier and the sentry in front of the governors house with the thing round his white helmet poor devil half roasted and the Spanish girls laughing in their shawls and their tall combs and the auctions in the morning the Greeks and the jews and the Arabs and the devil knows who else from all the ends of Europe and Duke street and the fowl market all clucking outside Larby Sharons and the poor donkeys slipping half asleep and the vague fellows in the cloaks asleep in the shade on the steps and the big wheels of the carts of the bulls and the old castle thousands of years old yes and those handsome Moors all in white and turbans like kings asking you to sit down in their little bit of a shop and Ronda with the old windows of the posadas glancing eyes a lattice hid for her lover to kiss the iron and the wineshops half open at night and the castanets and the night we missed the boat at Algeciras the watchman going about serene with his lamp and O that awful deepdown torrent O and the sea the sea crimson sometimes like fire and the glorious sunsets and the figtrees in the Alameda gardens yes and all the queer little streets and pink and blue and yellow houses and the rosegardens and the jessamine and geraniums and cactuses and Gibraltar as a girl where I was a Flower of the mountain yes when I put the rose in my hair like the Andalusian girls used or shall I wear a red yes and how he kissed me under the Moorish wall and I thought well as well him as another and then I asked him with my eyes to ask again yes and then he asked me would I yes to say yes my mountain flower and first I put my arms around him yes and drew him down to me so he could feel my breasts all perfume yes and his heart was going like mad and yes I said yes I will Yes.

Filippo il mulo ha detto...

Ma sì che hai talento e lo sai anche tu. E' che a chi scrive bene piace tantissimo dire che non scrive bene, soprattutto perché si paragona agli scrittori più grandi mai esistiti. La gente mi dice che scrivo bene, gli editori mi dicono che scrivo bene, ma io sono convinto di non scrivere bene perché Calvino scriveva meglio. Non dovresti essere invidioso, perché anzi è bello che ci sia qualcuno più bravo di noi da cui possiamo attingere a piene mani, così possiamo migliorarci. Se fossimo già i più bravi non avremmo lo stimolo a fare meglio, credo.
(Insomma, arriva o no 'sto libro?! Guarda che ho già comprato lo zucchero... :D)

Anonimo ha detto...

eh, tanto da dire.
innanzitutto sushi scomoda Molly Bloom per mostrarci come l'assenza di punteggiatura in sé non pregiudichi un cazzo. grande Molly, grande Jimmy. allora io vorrei scomodare Josè Saramago, che scrive solo in discorso indiretto libero e il 90% delle volte come punteggiatura usa la virgola. grande Giusè!
tuttavia credo che davvero nella letteratura regni perlopiù la tradizione, per cui la lezione che traggo da tutto ciò è: se sei uno scrittore veraveraveramente cazzuto, puoi permetterti di inventarti la tua sintassi anche contro le regole, e sarai un dio. altrimenti - ed è il caso secondo me di Baricco, bleah - lascia ben perdere, ché faresti solo la figura del presuntuoso intellettualoide pseudoinnovativo.
non sono d'accordo con Stein, lo sono con Goethe: non distruggere il passato, ma ripresentarlo in maniera fresca e innovativa, conservandone tuttavia la tradizione.
infine, secondo me Baricco si contende il titolo di peggiore con un certo Antonio Tabucchi. per inciso, egli aveva minacciato di autoesiliarsi in caso di vittoria centrodx alle politiche 2001. purtroppo è ancora in Italia!

Anonimo ha detto...

la questione che mi preme di più, avendoci ripensato, è un'altra ancora: lo stile con cui hai scritto questo post, è il tuo-mio stile preferito. lo so, questo sarebbe il tuo stile di "quando non scrivi", però è proprio questo che piace a me: riuscire a fare della scrittura una operazione limpida, lineare (tommaso perdonami ma ogni tanto anche lineare ci vuole!), senza scadere per questo nel colloquiale, nel triviale, nel banale.
riuscire a comporre periodi che non siano semplicemente frase + frase + frase, o frasi che siano sog + pred + compl ogg;
utilizzare un vocabolario ricco ma non necessariamente ricercato;
utilizzare una sintassi elaborata ma allo stesso tempo logica, non ampollosa; una sintassi enfatica nella misura in cui lascia intravedere concetti più profondi, senza mostrarli palesemente scadendo nella retorica.
ecco, secondo me Calvino, Saramago, Stendhal, Auster (I love him!) ci riescono/riuscirono... i primi che mi vengono in mente.
e in questo post ci riesci molto bene anche tu! bravo!

Anonimo ha detto...

Tyler: Sai cos'è un piumino?
Jack: Una trapunta.
Tyler: Una coperta, solo una coperta. Perché due come te e me sanno cos'è un piumino? È essenziale alla nostra sopravvivenza nel senso cacciatore raccoglitore? ..Allora cosa siamo?
Jack: Siamo... Che ne so? Siamo consumatori?
Tyler: Siamo consumatori! Siamo sottoprodotti di uno stile di vita che ci ossessiona. Omicidi, crimini, povertà, queste cose non mi spaventano. Quello che mi spaventa sono le celebrità sulle riviste, la televisione con cinquecento canali, il nome d'un tizio sulle mie mutande, i farmaci per capelli, il viagra.

Anonimo ha detto...

Martha Stewart...

Anonimo ha detto...

Fanculo Martha Stewart. Martha sta lucidando le maniglie sul Titanic! Va tutto a fondo, bello.
Io dico: non essere mai completo. Io dico: smettila di essere perfetto. E io dico: dai, evolviamoci, le cose vadano come devono andare. Per me, eh! Forse potrei sbagliarmi. Forse è una terribile tragedia.

Anonimo ha detto...

..Le cose che possiedi alla fine ti possiedono.

Io Matteo ha detto...

Eccomi. Mi sono preso una settimana sabbatica (=relativa al sabba, confusa, caotica, disordinata). Pausa, aggiornamento, automiglioramento, altro. Tanto per cambiare il mio punto di vista.
Adelaide, non mi sento di dire che lo stile di questo post sia quello di quando non "scrivo", però un fondo di verità nel tuo discorso c'è: questo lo ritengo uno stile meno costruito, più al risparmio. Ma l'arte, secondo me, è costruzione. E' il prendere qualcosa di sociale, culturale o intimo e modificarlo. Nella mia scrittura più limpida mi sembra di ottenere un buon valore comunicativo, ma non provo il piacere estetico che ottengo nel rileggere il sogno di Jack. E' una scrittura più immediata e semplice, il percorso giusto probabilmente per far sprofondare il lettore in una trama. Io però odio le trame: sanno di inganno e complotto alle spalle del lettore. Spesso quando leggo un romanzo le salto, tanto che di esso alla fine non ne so fare il riassunto. Alle trame preferisco di gran lunga le impressioni, le immagine che il testo riesce a provocarmi nella mente. Esse non sono costruite alle mie spalle, ma con me. Vorrei tradurre in scrittura ciò che David Lynch, quando dice di aver girato Inland Empire senza la presunzione di un copione, forse sta facendo al cinema. E' per questo motivo che non cerco nello stile la linearità: essa si sposerebbe così male con i miei intenti...Certo bisogna probabilmente essere un po' più bravi di Baricco nell'uscire dagli schemi, ma ci sto lavorando su. E filippo dice che sono a buon punto, no? A proposito, filippo. Te che ami una cosa priva di trama come l'incipit, cosa ne pensi di questo mio discorso? Mi farebbe piacere anche sapere il parere di Alexy, che quello si nasconde, ma a livello artistico (stai continuando?) ha poco da invidiarci.

Anonimo ha detto...

Da, accolgo tua commento. Tu hai tocato David Lynch, tu sai che io adora David Lynch!! Se tuo modelo leterario è sulla riga di stile di Lynch, non posso che aprovare in pieno la tua scielta stilistica.
Film di Lynch sono lampi e tuoni! se in inizio riesci ad associare lampo a rumore di tuono, mano mano che temporale prosegue questo non ti sarà piu' posibile... ma non importa! è diventata tempesta tuo sogeto, non consecuzione di tempi! Quindi via libera a imagini e suoni leterari! Chi importa di consueta trama?
Per rispondere a tua seconda questione, ora che sono qui, caro Mattew, ti dico che mio penello è diventato secco, ma mio desiderio è riprendere quanto prima.. devo solo trovare colori, ma è dificile qui in Victoria Island (se tu hai mappa...)
Questo ti hà àùgùrà tante cose grandi e buòna strada di percorso!

Anonimo ha detto...

Un'esperienza. Inland Empire di David Lynch non è un film organico, lineare, comprensibile, con un inizio e una fine definibili tali, ma è innanzitutto un'esperienza sensoriale. Un flusso di pensiero libero di un artista, che non richiede spiegazioni, ma solamente intuizioni, emozioni personali, positive o negative che siano. Si potrebbe parlare di mondi paralleli, di realtà e finzione che si fondono, si incontrano, si abbandonano, di cinema e televisione (e di pellicola e digitale), del concetto del Tempo, non sequenziale, "random" e assoluto. Si potrebbe anche analizzare il film nei dettagli dei frammenti che compongono la storia. Si potrebbe anche non giudicare, e semplicemente sentire, subirne il suo effetto. Inland Empire, infatti, per la lunga durata (172 minuti di Lynch, in ogni caso, mettono a prova anche i suoi fan), è uno straordinario bombardamento di immagini e suoni, ai quali lo spettatore non può non reagire. La perdita dell'orientamento che ne consegue provoca una totale apertura verso ciò che è sullo schermo, generando le emozioni a cui abbiamo fatto riferimento in precedenza. Lo si può amare, odiare, rifiutare, non giustificare. Paradossalmente, in riferimento al giudizio di valutazione potrebbe valere una stella, tre stelle, cinque stelle. Il sospetto che un'opera simile sia un divertissement di Lynch stesso, non va tralasciato. Anche se fosse, comunque, il risultato sarebbe il medesimo, perché di questi tempi uscire con una sensazione violenta, da una sala è sempre più raro. Inland Empire è un'esplorazione, un esperimento, un varcare i confini noti e verificarne la possibilità e i limiti. Fra dieci anni, chissà, sarà considerato un capolavoro.

Io Matteo ha detto...

Spero tu riesca a trovare i colori, alexy. So che in Victoria Island ci sono molti elementi naturali con cui crearli. In particolare ti potrebbe essere molto utile il Cadmio (Cd, 48, si trova nei minerali dello zinco); una miscela di solfito di Cadmio e di selenito di Cadmio ti dovrebbe dare ottimi pigmenti nello spettro tra il giallo ed il rosso. Così magari per il mio compleanno (19 gennaio ;-))potrò avere un regalo simile a quello che hai fatto al vecchio. Se poi ti facesse piacere, la mia casa di riposo sarebbe felice di dedicare una stanza alla versione digitale delle tue opere. Grandi cose.

Anonimo ha detto...

Da, grazie Mattew di tuo intirisamento in mia puvera abitudine di sporcare carta con colori vari.
Ho conosiuto qui donna che potrebe farmi avere culori già pronti senza chi io abia di trovare minerali per fabricarni.. così furse potro' ricominciare presto.

Tu dice che tua casa putrebe esere intirisata a versione digitiale di mii schizi? cusa vuoui dire digitale? dici di proietare su muro imagini di calculatore?
Per tuo cumplianno saro' felicie di fare schizo di colori, mi vurrai dire di tema..

Anonimo ha detto...

ahaha grande matteo, hai ripreso la recensione di inland empire da mymovies! ottima scelta, anche io consulto spesso mymovies... anzi devo dire che sta diventando una mania cliccare d'ugni bene su mymovies e su trovacinema, ma avanti così!

Anonimo ha detto...

in realtà lo presa io....

Anonimo ha detto...

E comunque, già che ci sono.
Vi ripeto solo questo:
Sentite balordi, non siete speciali, non siete un pezzo bello, unico e raro.

Siete materia organica che si decompone come ogni altra cosa.

Siamo la canticchiante e danzante merda del mondo. Facciamo tutti parte dello stesso mucchio di letame.